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L'Argentina ha una storia legata a doppio filo a quella dell'influenza europea: nel Cinquecento furono gli spagnoli, e nei secoli successivi gli italiani, e in particolare i piemontesi, a valorizzare il vino in questo angolo di America. A lungo il paese ha consumato internamente quasi tutto ciò che veniva prodotto, poi dai primi anni Novanta il movimento è cresciuto, con le province di Mendoza, San Juan e La Rioja in prima fila. Oggi impronta europea e anima sudamericana vanno a braccetto e viaggiano in tutto il mondo.
Arrivata sulle navi europee nel Cinquecento, la vitis vinifera ha conquistato il Cile sviluppandosi su un territorio caratterizzato da montagne e correnti pacifiche. L'isolamento del paese lo ha salvato dal flagello della fillossera, contribuendo alla fortuna del comparto vitivinicolo a fine Ottocento. Poi dopo il 1990 c'è stata la sua vera e propria esplosione, sulla scia dell'identità andina: sono i cileni che hanno fatto capire al mondo che non esiste solo l'Europa, quando si parla di vino.
Le più antiche tracce del vino in Sud America ci portano in Perù: fu una hacienda di Cuzco a condurre le prime vinificazioni nel Nuovo Mondo. Da qui la vite raggiunse altri angoli del continente, arrivando solo successivamente nel vicino Cile, zona dalle caratteristiche molto simili. A lungo il comparto viticolo si è focalizzato in prevalenza sulla produzione di pisco, l'acquavite nazionale: un preludio che oggi ha portato il vino peruviano a camminare saldo sulle proprie gambe.