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L'Argentina ha una storia legata a doppio filo a quella dell'influenza europea: nel Cinquecento furono gli spagnoli, e nei secoli successivi gli italiani, e in particolare i piemontesi, a valorizzare il vino in questo angolo di America. A lungo il paese ha consumato internamente quasi tutto ciò che veniva prodotto, poi dai primi anni Novanta il movimento è cresciuto, con le province di Mendoza, San Juan e La Rioja in prima fila. Oggi impronta europea e anima sudamericana vanno a braccetto e viaggiano in tutto il mondo.

A condividere il titolo di patria d'origine del vino con la Georgia c'è l'Armenia: tutta la catena montuosa del Caucaso tra il mar Caspio e il mar Nero, a nord-est della Turchia, può essere considerata la zona d'elezione delle più antiche civiltà vitivinicole del mondo. Le condizioni geologiche e climatiche del paese hanno favorito e favoriscono lo sviluppo del comparto del vino, grazie ai terreni di matrice vulcanica ricchi di calcare, alle altitudini considerevoli e alle estati secche.

Dal Sudafrica alla colonia penale del Nuovo Galles del Sud: è questo il viaggio che ha fatto la vite quando è sbarcata per la prima volta in Australia nel 1788. Si dovettero però attendere gli anni Venti dell'Ottocento perché la viticoltura e la produzione di vino trovassero una loro prima stabilità. Da allora la crescita è stata pressoché costante, e oggi il paese è uno dei più grandi produttori ed esportatori al mondo.

Il vino mitteleuropeo ha nell'Austria, a lungo fulcro politico e culturale di questa importante area del Vecchio Mondo, uno dei suoi portabandiera più importanti. Qui le tracce della produzione di vino precedono il contributo romano, che inevitabilmente è stato decisivo, a dimostrazione di un'innegabile vocazione territoriale. Oggi i vini austriaci, in maggioranza bianchi, hanno virato con decisione sulla ricerca della qualità, in quella che è la patria del padre della biodinamica Rudolf Steiner.

Fino agli anni Ottanta del secolo scorso la Bulgaria era il quarto produttore mondiale di vino per quantità: si era sviluppata un'industria vitivinicola di stato molto forte, che raccoglieva le radici di una cultura antica, legata all'eredità dei Traci e alla spinta data dai Romani. Dai primi anni Duemila la crescita del settore è stata poderosa, complice la grande vocazione del territorio, che si suddivide tra valle dello Struma, Tracia, valle delle Rose, mar Nero e pianura del Danubio.

Arrivata sulle navi europee nel Cinquecento, la vitis vinifera ha conquistato il Cile sviluppandosi su un territorio caratterizzato da montagne e correnti pacifiche. L'isolamento del paese lo ha salvato dal flagello della fillossera, contribuendo alla fortuna del comparto vitivinicolo a fine Ottocento. Poi dopo il 1990 c'è stata la sua vera e propria esplosione, sulla scia dell'identità andina: sono i cileni che hanno fatto capire al mondo che non esiste solo l'Europa, quando si parla di vino.

La storia della viticoltura balcanica è di antiche origini: già gli Illiri ne conoscevano l'arte, anche se furono i coloni greci a dare il contributo più importante insediandosi in Croazia nel V secolo a.C. L'Impero romano, i monaci cristiani e l'Impero asburgico diedero poi al vino croato organizzazione e sviluppo. L'ampia varietà geografica e climatica, con territori che spaziano dalle montagne dell'interno alla costa della Dalmazia, valorizza un panorama incentrato sulle varietà autoctone.

È impossibile riassumere la storia, la cultura e la geografia del vino francese in poche parole. La viticoltura è arrivata “solo” nel VI secolo a.C., con la fondazione da parte dei Greci della città portuale di Marsiglia, e ha trovato prima nei Romani e poi negli ordini monastici del Medioevo i suoi alfieri. Oggi non si può parlare di vino di qualità senza fare riferimento prima di tutto alla Francia: il suo primato morale è indiscutibile ed evidente in tutto il mondo.

La culla, il luogo originario, il lembo di terra in cui tutto ha avuto inizio. Questo è ciò che dicono le fonti archeologiche sulla Georgia, dove le testimonianze della viticoltura e della produzione di vino risalgono fino al 7000 a.C. Non a caso qui il vino è un simbolo intriso di profondi significati spirituali. Oggi il vino georgiano di qualità, realizzato nelle tradizionali anfore di terracotta interrate (qvevri), è protagonista di una prepotente riscoperta.

Collocato perlopiù nella parte sud-occidentale del paese, intorno al fiume Reno, il comparto del vino tedesco ha origini di epoca romana, e oggi è noto soprattutto per i suoi Riesling e Pinot nero. A guardarla da vicino la Germania ha tuttavia molte più sfaccettature: nazione di stampo bianchista, pionieristica per la viticoltura biologica e biodinamica, oggi esprime una qualità elevatissima in diverse regioni, dalla Mosella alla Franconia.

In quanto centro propulsore della civiltà occidentale la Grecia non poteva non giocare un ruolo di primo piano nella diffusione globale del vino, che ha attecchito in tutto il Mediterraneo. Una diffusione che non è stata soltanto materiale, ma che ha anche interessato il substrato culturale più profondo, unendo religione e filosofia, letteratura e storia. Oggi la Grecia è un puzzle di varietà autoctone e di regioni vocate, dalle isole dell'Egeo e dello Ionio al Peloponneso e alla Macedonia.

Primo produttore di vino al mondo per volumi, l’Italia non è un peso massimo solo nelle cifre. L’impronta della storia secolare del Paese, con il lascito degli Etruschi, della cultura greca e di quella romana, ha disegnato una geografia vitivinicola che non risparmia nessuna regione, sviluppando una presenza della vite che si è fatta capillare. In più, l’enorme ricchezza varietale e la crescita qualitativa degli ultimi trent’anni la collocano nell’Olimpo del vino mondiale.

Sono stati i Fenici, di casa in questo angolo di Medio Oriente, a fare del Libano un paese decisivo nel lungo e tortuoso viaggio mediterraneo del vino, che qui come altrove ha dato vita a una cultura stratificata nei secoli. Il Libano contemporaneo presenta un'evidente impronta francese, ben visibile nella scelta dei vitigni coltivati e nella “scuola” di riferimento, e può contare su un comparto vitivinicolo di grandissima vitalità e prestigio.

La storia dei vini del Marocco si è sviluppata in simbiosi con la Storia con la S maiuscola: introdotto dai Fenici e poi dai Romani, nel VII secolo d.C. dovette adattarsi alla cultura islamica, per poi tornare protagonista con l'arrivo dei Francesi nel XIX secolo e conoscere un nuovo arresto con l'indipendenza del 1956. A partire dagli anni Novanta l'ultimo passo in avanti, ancora di segno francese: il Marocco di oggi è un riuscito mix tra questa eredità e il clima mediterraneo e atlantico.

La storia del vino neozelandese passa attraverso l’Inghilterra e il contributo di James Busby, che nell’Ottocento importò la coltivazione della vite in questo angolo di Pacifico.Rimasto per un po’ di tempo bevanda alcolica minoritaria, ha poi iniziato a conquistare il palato dei neozelandesi, e nella seconda metà del Novecento ha conosciuto una crescita poderosa, trainata dal successo qualitativo e di critica internazionale di alcuni territori molto vocati.

Oggi una delle nazioni del vino più interessanti al mondo, il Portogallo ha una storia secolare, che condivide con i paesi di orbita mediterranea. Fenici, Greci e Romani hanno portato la cultura del vino in questa terra affacciata sull'Atlantico, vero e proprio punto di approdo e di ripartenza. Ma è nel Settecento, con il commercio verso l'Inghilterra, che il comparto si è sviluppato sulla scia dei liquorosi Porto e Madeira. Oggi l'immagine del paese è più articolata, e molti altri vini si stanno imponendo.

La Repubblica Ceca ha una storia in comune a molti altri paesi europei per quanto riguarda il vino: la viticoltura è stata sviluppata in questi territori dai Romani, e si è conservata grazie all'opera degli ordini monastici, concentrandosi in modo quasi esclusivo nella regione meridionale della Moravia. Soprattutto, però, ha conosciuto una poderosa esplosione qualitativa negli ultimi anni, sospinta dall'energia liberatoria dell'era post-sovietica e delle tendenze più attuali del settore.

La posizione della Romania, posta a ridosso dei Balcani e affacciata sul mar Nero, ne ha fatto un paese di stratificata impronta vitivinicola, per ragioni culturali e storiche così come per condizioni climatiche e territoriali. Non a caso qui la tradizione nella produzione di vino reca tracce che vanno indietro fino al 6000 a.C., e durante l'epoca romana quest'area è diventata una sorta di “cantina dell'Impero”. Oggi la Romania è tra i più grandi e solidi paesi produttori di vino d'Europa.

A differenza delle nazioni dell'Europa centrale e settentrionale, il vino in Slovenia non è arrivato sulla scia dell'influenza romana: le tribù celtiche e gli Illiri che abitavano la zona già coltivavano la vite in precedenza. Nelle tre regioni vitivinicole di Podravska, situata a nord-est, Posavska, a est di Lubiana, e Primorska, al confine con il Friuli, con cui condivide storia e cultura del vino, oggi ampio spazio viene dedicato al movimento naturale e alla valorizzazione dei vitigni autoctoni.

Anche se l'impronta dei Fenici prima, dei Cartaginesi poi, e quindi dei Romani è stata decisiva per la diffusione del vino in Spagna, ci sono testimonianze archeologiche che fanno risalire al 4000-3000 a.C. le prime tracce di viticoltura. Una tradizione così profonda non poteva che tradursi nell'odierno giardino di straordinaria ricchezza varietale e territoriale, con le regioni della Rioja, della Ribera del Duero, di Jerez de la Frontera, della Castiglia, di Rìas Baixas e del Priorat a fare da capofila.

Quarto paese produttore al mondo dopo Italia, Francia e Spagna, gli Stati Uniti hanno un legame profondo con il vino. Dopo i primi esperimenti cinquecenteschi di vinificazione delle specie native, nel Seicento fu importata nel continente l'europea vitis vinifera, con tentativi prima in Virginia e poi in New Mexico. Oggi la vitivinicoltura è diffusa in tutto il paese, dallo stato di New York all'Oregon e allo stato di Washington, anche se circa il 90% della produzione si concentra in California.

Le origini del vino sudafricano sono legate a un nome, quello del medico Jan van Riebeeck, che a metà Seicento fu incaricato dalla Compagnia delle Indie Orientali olandese di piantare alcune vigne intorno a quella che sarebbe poi diventata Città del Capo: il vino serviva ai marinai per proteggersi dallo scorbuto. Da questi inizi pittoreschi ha preso piede un settore oggi solido, che beneficia di un clima ottimale e si sviluppa perlopiù nella parte occidentale e meridionale del paese.

Sono tre le regioni principali in cui si può suddividere la geografia del vino turco: quella di Marmara (Tracia), quella della costa egea e quella dell'Anatolia, dove sorge il monte Ararat, luogo di forte valenza biblica e religiosa. La Turchia gode di un'incredibile varietà ampelografica, con oltre 600 vitigni coltivati. Tuttavia solo una parte della superficie vitata è dedicata alla produzione di vino, settore che a partire dagli anni Duemila ha conosciuto un importante sviluppo qualitativo.

A lungo serbatoio di vino per l'antica Roma, l'Ungheria ha una tradizione di grande prestigio e un territorio molto vocato. Non a caso la coltivazione della vite e la produzione di vino sono diffuse in tutto il paese, in cui sono state individuate ben 22 regioni vitivinicole distinte. Le più note e qualitativamente riconosciute sono quelle di Tokaj, Villány, Eger e Nagy Somló. La ricchezza ampelografica e produttiva del paese trova nel vino da dessert Tokaj il suo simbolo più apprezzato.

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