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Arrivata sulle navi europee nel Cinquecento, la vitis vinifera ha conquistato il Cile sviluppandosi su un territorio caratterizzato da montagne e correnti pacifiche. L'isolamento del paese lo ha salvato dal flagello della fillossera, contribuendo alla fortuna del comparto vitivinicolo a fine Ottocento. Poi dopo il 1990 c'è stata la sua vera e propria esplosione, sulla scia dell'identità andina: sono i cileni che hanno fatto capire al mondo che non esiste solo l'Europa, quando si parla di vino.
È impossibile riassumere la storia, la cultura e la geografia del vino francese in poche parole. La viticoltura è arrivata “solo” nel VI secolo a.C., con la fondazione da parte dei Greci della città portuale di Marsiglia, e ha trovato prima nei Romani e poi negli ordini monastici del Medioevo i suoi alfieri. Oggi non si può parlare di vino di qualità senza fare riferimento prima di tutto alla Francia: il suo primato morale è indiscutibile ed evidente in tutto il mondo.
La storia del vino neozelandese passa attraverso l’Inghilterra e il contributo di James Busby, che nell’Ottocento importò la coltivazione della vite in questo angolo di Pacifico.Rimasto per un po’ di tempo bevanda alcolica minoritaria, ha poi iniziato a conquistare il palato dei neozelandesi, e nella seconda metà del Novecento ha conosciuto una crescita poderosa, trainata dal successo qualitativo e di critica internazionale di alcuni territori molto vocati.
Le origini del vino sudafricano sono legate a un nome, quello del medico Jan van Riebeeck, che a metà Seicento fu incaricato dalla Compagnia delle Indie Orientali olandese di piantare alcune vigne intorno a quella che sarebbe poi diventata Città del Capo: il vino serviva ai marinai per proteggersi dallo scorbuto. Da questi inizi pittoreschi ha preso piede un settore oggi solido, che beneficia di un clima ottimale e si sviluppa perlopiù nella parte occidentale e meridionale del paese.